La difficoltà di definire la propria identità quando si vivono decenni da persona neurodivergente senza saperlo, è uno dei temi di cui parliamo più spesso sia nel percorsi di diagnosi, sia nelle psicoterapie individuali, che nelle nostre attività di gruppo.
Per approfondire questo tema, consigliamo la lettura di questo articolo in inglese, del quale pubblichiamo un estratto tradotto in lingua italiana:
“Anche se ho fatto masking da sempre, fin da quando posso ricordare, ho alzato così tanto il tiro nel mio quarto anno di giurisprudenza che, da un giorno all'altro, 'sembrava' mi fossi trasformata in una persona completamente diversa, almeno secondo le persone che mi conoscevano da tempo. Sono autistica e, a mia insaputa, stavo "mascherando" le mie caratteristiche per nascondere la mia 'neurodivergenza' - parole di cui non avevo mai sentito parlare all'epoca.
Fare masking significa sopprimere il proprio vero sé di persona neurodivergente. È conosciuto con molti altri nomi: camuffamento, compensazione, morphing adattivo. Ma la motivazione alla base è la stessa: indossare la 'migliore normalità' per 'adattarsi' in modo tale da evitare di essere compatiti, condiscendenti, coccolati, ostracizzati, odiati, molestati o vittime di bullismo per essere diversi".
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