Empatia
Sappiamo che esistono tre diverse forme di empatia:
- cognitiva
- affettiva o emotiva
- comportamentale
e che l’espressione di ciascuna di queste è basata su strutture neurali simili ma distinte, situate nella corteccia prefrontale. L’empatia cognitiva è l’abilità di determinare cosa qualcuno sta pensando o provando “leggendo” la sua espressione facciale, i gesti, il tono della voce, e il contesto sociale. Una persona autistica potrebbe dover usare la logica, invece dell’intuizione, per identificare e processare gli elementi di comunicazione non-verbale che vede e sente. L’empatia affettiva, o emotiva, è l’abilità di “sentire” le emozioni degli altri. Un tema ricorrente nella nostra esperienza clinica con adolescenti ed adult* autistici, e leggendo le autobiografie, è una iper-sensibilità alle emozioni negative delle altre persone, che spiegheremo meglio di seguito. L’empatia comportamentale consiste nel sapere come rispondere alle emozioni dell’altro, come reagire con azioni e parole all'emozione dell'altra persona. L’autismo è associato ad una incertezza nell’identificare cosa ci si aspetta che venga detto o fatto per consolare o rispondere alle emozioni altrui.
L’empatia emotiva
Una caratteristica centrale dell’autismo è la difficoltà nel sapere come leggere e rispondere alle emozioni degli altri (Schwenck et al., 2012). Tuttavia, l’esperienza clinica indica la presenza di una iper-sensibilità nel percepire le emozioni negative espresse da un’altra persona, come possono essere il disappunto, l’ansia o l’agitazione.
Le persone autistiche possiedono una particolare capacità di rispecchiare, o amplificare dentro sé stesse, che cosa sta provando l’altra persona (Fletcher-Watson & Bird, 2020) ma, come disse uno dei partecipanti a quello studio: “Noi esprimiamo l’empatia in maniera differente”. Questa capacità è stata descritta come “empathy over-arousal” (“iper-attivazione empatica” n.d.t.) (Smith, 2009) e si ritrova sia nei maschi che nelle femmine autistic* (Schwenck et al., 2012).
Dobbiamo ancora scoprire da cosa derivi questa capacità, ma alcune frasi di adult* autistici possono fornirci qualche indicazione.
“Sono in grado di distinguere particolari molto sottili che altri non notano, o può essere una sensazione che mi arriva dagli altri”.
“E’ qualche tipo di reazione subconscia immediata agli stati emozionali delle altre persone che sono arrivat* a comprendere meglio in me stess* nel corso degli anni”.
L’empatia emozionale può essere presente in tutti i livello di autismo. Robert Hughes (2003) ha scritto su suo figlio autistico Waker, che non parlava, descrivendolo come un “barometro emozionale supersensibile, che registra la vera pressione emotiva nell’aria, non importa quanto cerchiamo di nasconderla”.
Esterocezione
Abbiamo da tempo riconosciuto come una caratteristica dell’autismo sia una straordinaria percezione delle esperienze sensoriali dal mondo esterno, che descriviamo come sensibilità esterocettiva. Questa può includere un’aumentata sensibilità ai suoni, all’intensità della luce, alle esperienze tattili, agli odori e ai gusti. Possiamo supporre che l’esterocezione includa anche una sensibilità alle emozioni delle altre persone. Un “sesto senso” straordinario che può determinare una risposta molto più intensa ad altre persone che stanno vivendo emozioni negative, ma anche alla sofferenza nei telegiornali o nei documentari in TV.
In contrasto con l’aumentata esterocezione, una persona autistica può avere difficoltà con l’enterocezione, che consiste nel percepire le proprie esperienze sensoriali interne: per esempio, potrebbe non accorgersi di avere un’aumentata frequenza cardiaca e un respiro che indicano l’intensificarsi di uno stato di ansia o agitazione. Nella sua autobiografia, Aaron Wahl (2019) ha scritto: “Percepisco le emozioni altrui spesso fin troppo chiaramente, ma non riesco ad avere accesso alle mie”.
Emozioni negative e positive
La nostra esperienza clinica indica la presenza nelle persone nello spettro autistico di una percezione e una sensibilità straordinaria alle emozioni negative di un’altra persona, espressa bene da questa nostra paziente: “Se qualcuno mi si avvicina per parlare ed è pieno di preoccupazione, paura o rabbia, io mi ritrovo di colpo nello stesso stato emotivo”.
Le emozioni negative degli altri sono “contagiose” per una persona autistica. L’empatia emotiva può essere una delle ragioni per le quali gli individui autistici evitano le folle, a causa del rischio di avvicinarsi troppo a qualcuno che sta vivendo un umore negativo ed esserne “contagiati”.
Come psicologi, spesso tentiamo di determinare perché una persona autistica sperimenti un’emozione negativa, e una delle ragioni può non essere dovuta a uno specifico evento o pensiero, ma all’essere “contagiati” dall’emozione negativa di qualcuno. Questo può anche contribuire alla caratteristica dell’autismo di evitare il contatto oculare, dal momento che il guardare negli occhi trasmette l’emozione (Smith, 2009).
Il ritiro sociale per una persona autistica non è esclusivamente dovuto alle aspettative sociali e alla sensibilità alle esperienze uditive, visive e tattili ma anche alla grande sensibilità emotiva. Una paziente ci ha detto: “Noi non abbiamo una pelle o una protezione emotiva. Siamo esposti, ed è per questo che ci nascondiamo”.
Mentre abbiamo scoperto che l’umore negativo di un altro può essere contagioso per una persona autistica, questa potrebbe non essere ugualmente “contagiata” da una persona felice. Per questo, potrebbe essere molto difficile per qualcuno provare a “tirarla un po’ su”. Le emozioni positive di felicità ed esuberanza negli altri, infatti, invece che essere "assorbite" possono portare una persona autistica a sentirsi confusa, non a proprio agio, e a non sapere come rispondere o mettersi in sintonia con gli altri, per esempio ad una festa in famiglia o quando qualcuno riceve una notizia emozionante.
Strategie per gestire l’iper-attivazione empatica
Come clinici, aiutiamo le persone a creare una barriera emotiva usando la metafora della protezione: si deve imparare ad indossare un'armatura e scudo, o ad aprire un ombrello per proteggersi da una pioggia scrosciante di emozioni. Utilizziamo anche consigli da parte di adult* autistici che condividono la stessa empatia emotiva, come quello di una madre autistica, che ha detto: “Abbiamo tanta, tanta empatia, ma quando il carico da gestire diventa troppo devi spegnerla perché è travolgente” (Dugdale et al., 2021)
Raccomandiamo anche ai famigliari e agli insegnanti di tenere presente come il loro cattivo umore possa risultare contagioso per una persona autistica e insegniamo strategie per rimanere calmi e neutri per aiutare i loro cari a gestire emozioni negative. A volte genitori e partner possono provare a sopprimere temporaneamente le loro emozioni, anche se una persona autistica può essere in grado di percepire quell’emozione dietro la loro maschera di neutralità.
Incoraggiamo le persone autistiche a spiegare a una ipotetica persona la propria sensibilità al suo umore e che la ragione dietro un loro momentaneo ritiro o all’evitarla sia un meccanismo di coping dovuto all’empatia emotiva e non un rifiuto alla persona come individuo.
Riconosciamo anche come l’empatia emotiva possa essere un vantaggio mentre si sta con bambin* e adult* autistici, rendendosi consapevoli della tolleranza di una persona autistica agli stati emotivi altrui e aggiustando di rimando le proprie interazioni. Conosciamo molti individui autistici che eccellono nelle professioni d’aiuto, proprio grazie ai loro alti livelli di empatia emotiva.
Bibliografia
Robert Hughes (2003)
Smith, A. (2009) The Psychological Record 59 489-510
Schwenck et al. (2012) Empathy in children with autism and conduct disorder: Group‐specific profiles and developmental aspects
Wahl A. (2019) Ein tor zu eurer welt KNAUR
Fletcher-Watson & Bird (2020) Autism and empathy: What are the real links?
Dugdale et al. (2021) Intense connection and love: The experiences of autistic mothers
Articolo liberamente tratto da: https://attwoodandgarnettevents.com/understanding-empathy-and-autism/
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