Un nuovo studio dei ricercatori della Duke University, situata a Durham, in North Carolina (USA), suggerisce che potenziare l'attività nelle aree cerebrali legate al pensiero e alla risoluzione dei problemi può evitare il peggioramento dei sintomi ansiosi.
Usando le tecniche di neuroimaging non invasivo, i ricercatori hanno infatti scoperto che le persone a rischio di sviluppare un disturbo d'ansia avevano meno probabilità di sviluppare effettivamente tale disturbo se dimostravano di avere un'attività cerebrale più elevata in una specifica regione del cervello responsabile di complesse operazioni mentali, chiamata corteccia prefrontale dorsolaterale (dlPFC). I risultati di questo studio sono importanti perché potrebbero essere un passo avanti verso l'adattamento delle terapie psicologiche secondo il funzionamento specifico del cervello dei singoli pazienti.
"Questi risultati aiutano a rafforzare una strategia in base alla quale le persone possono essere in grado di migliorare il loro funzionamento emotivo - il loro umore, la loro ansia, la loro esperienza di depressione - non solo affrontando direttamente questi fenomeni, ma anche migliorando indirettamente il loro funzionamento cognitivo generale", ha detto Ahmad Hariri, professore di Psicologia e Neuroscienze alla Duke University.
I risultati degli studi precedenti del gruppo di Hariri avevano fatto emergere come le persone il cui cervello mostrava una risposta elevata alla minaccia e una bassa risposta alla ricompensa, erano più a rischio di sviluppare sintomi di ansia e depressione nel tempo. In questo lavoro, invece, Hariri e Matthew Scult, uno studente laureato in Psicologia clinica nel dipartimento di Psicologia e Neuroscienze della Duke University, hanno indagato l'ipotesi che una maggiore attività nella regione del cervello chiamata corteccia prefrontale dorsolaterale (dlPFC) potesse aiutare a proteggere questi individui a rischio dalla futura malattia mentale.
La corteccia prefrontale dorsolaterale è il centro del "controllo esecutivo" del nostro cervello, cioè quella parte che ci aiuta a focalizzare la nostra attenzione e pianificare azioni complesse (abilità che vengono anche definite come Funzioni Esecutive). Essa svolge anche un ruolo nella regolazione delle emozioni tanto che alcuni tipi di psicoterapia orami ben consolidati, tra cui la terapia cognitivo-comportamentale, coinvolgono questa regione del cervello dotando i pazienti di strategie utili per riformulare o rivalutare le loro emozioni.
Immagine di un cervello umano con indicata la posizione della corteccia prefrontale
(o Prefrontal cortex - PFC), suddivisa nelle due aree dorsolaterale (o Dorsolateral - dlPFC)
e orbitofrontale (o Orbitofrontal - ofPFC). (Photocredit: Wikipedia)
La corteccia prefrontale dorsolaterale è particolarmente abile nell'adattarsi a nuove situazioni, dicono i ricercatori. Gli individui il cui cervello mostra di essere a rischio di sviluppare disturbi d'ansia possono quindi ottenere grandi benefici da strategie che potenzino l'attività prefrontale dorsolaterale del cervello, come ad esempio la terapia cognitivo- comportamentale, i training per la memoria di lavoro o la stimolazione magnetica transcranica (TMS).
"La nostra speranza è quella di contribuire a migliorare gli attuali trattamenti per la salute mentale, riuscendo ad individuare precocemente chi è maggiormente a rischio, in modo da poter intervenire prima, ed inoltre di riuscire ad utilizzare questi tipi di approcci per individuare tutti coloro che potrebbero beneficiare di questi tipi di terapia", ha detto Scult.
I risultati di questo studio sono stati pubblicati il 17 novembre 2017 sulla rivista Cerebral Cortex.